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LA PAURA, UN’EMOZIONE DA COMPRENDERE

La paura è una sensazione di apprensione associata alla presenza o alla vicinanza di un oggetto, di un individuo o di una situazione sociale. La paura fa parte del comportamento normale e può essere adattiva. La determinazione se la risposta di paura è anormale o inappropriata, deve essere determinata assolutamente dal contesto. Se un gatto ha paura di stimoli innocui, come camminare sul tappeto o uscire all’aperto, tale paura andrebbe considerata irrazionale e, se si tratta di una reazione costante o ricorrente, probabilmente maladattiva. Le paure normali e anormali si presentano solitamente come risposte graduate, con l‘intensità della risposta proporzionale alla prossimità dello stimolo che provoca paura.

Avete mai considerato la nostra reazione a qualcosa  che minaccia la nostra sicurezza? Vi siete mai spaventati di qualcuno che improvvisamente salta da dietro un cespuglio? L’emozione della paura è percepita come un senso di terrore, ed è un’emozione intelligente, perché ti avvisa della possibilità che puoi essere “danneggiato”, il che a sua volta ti motiva a proteggerti.

Quindi, la risposta alla paura  descrive il comportamento di vari animali compreso l’uomo, quando si sentono minacciati ed è stato oltretutto riconosciuto che entrambi, animali e umani, hanno le stesse risposte.

La paura è una reazione fisiologica, comportamentale ed emotiva ad uno stimolo potenzialmente dannoso. L’esperienza della paura è, quindi, un meccanismo di sopravvivenza. La paura è spesso collegata al dolore o ad un evento traumatico. Ad esempio, se un gatto cade dalla finestra, può sviluppare la paura delle finestre. Ma non solo, ci sono momenti in cui una paura passata potrebbe riemergere, per il gatto come per noi! Anche se, magari, la situazione attuale non giustifica veramente il bisogno di avere paura. Questo è il caso del disturbo da stress post-traumatico (PTSD) nell’uomo, in cui la conseguenza di una situazione precedente in cui si è stati effettivamente in pericolo, viene rivissuta nel presente, quando vengono attivati ​​quei ricordi emotivi. Sebbene tu possa razionalmente sapere di essere al sicuro, il tuo cervello ti prepara automaticamente al peggio! Questa si chiama  memoria emotiva e funziona allo stesso modo nel gatto!

Ci sono quattro fasi emozionali della paura, che corrispondono agli effetti fisiologici del sistema nervoso simpatico:

Fight (combatti)

Flight (fuggi)

Freeze (immobilizzati)

e Comportamenti Sostitutivi

Ad esempio, un gatto può provare a scappare da uno stimolo che evoca la paura, come ad esempio il veterinario. Tuttavia, se messo alle strette, non potendo fuggire, può immobilizzarsi o diventare aggressivo in modo difensivo. La quarta risposta emotiva, ovvero, i comportamenti sostitutivi è una risposta normale, ma non nel contesto in cui si verifica. Ad esempio il gatto, di fronte aduno stimolo che evoca la paura,  può sbadigliare o leccarsi le labbra. In un altro contesto, sbadigliare o leccarsi ad esempio dopo un pasto, sono considerati comportamenti normali. Non è forse così anche per noi? Di fronte ad un evento pauroso o anche al solo ricordo abbiamo un impulso irrefrenabile a scappare, affrontare, immobilizzarci oppure cercare di “non pensarci”.

La reazione fisiologica, invece, si traduce in un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria (ansimazione), sudorazione, tremori e a volte urinazione e defecazione involontaria.

Un animale pauroso può assumere posizioni corporee protettive come l’abbassamento del corpo e della testa, avvicinando le orecchie alla testa, dilatando le pupille e nascondendo la coda sotto il corpo. Se il gatto percepisce una minaccia, la risposta può anche includere elementi di aggressività difensiva.

La risposta alla paura, per entrambi umano e gatto, è legata all’attività dell’amigdala, che è coinvolta nell’elaborazione delle emozioni negative.  La serotonina (neurotrasmettitore mediatore di paura e ansia), la noradrenalina, la dopamina e il GABA sono tutti coinvolti nello sviluppo della paura e dell’ansia.

Da una prospettiva evolutiva, l’emozione della paura proteggeva gli umani dai predatori e altre minacce alla sopravvivenza della specie. Quindi non c’è da meravigliarsi se certi pericoli evocano quell’emozione, poiché la paura aiuta a proteggerci ed è quindi adattabile, funzionale e necessaria, per noi come per il nostro amico gatto!

 

© dott.ssa Ewa Princi 2019

 

I gatti provano emozioni

I gatti provano emozioni dalla stesse aree del cervello degli esseri umani?

Sembrerebbe proprio di sì!

Il cervello del gatto come dell’umano hanno le stesse strutture che servono le stesse funzioni. 

Rispetto ad altri vertebrati, i mammiferi hanno cervelli eccezionalmente grandi per le dimensioni corporee. Questo aumento del rapporto tra dimensioni del cervello e dimensioni del corpo è particolarmente pronunciato nelle scimmie, nelle balene e nei delfini e ha indubbiamente giocato un ruolo nell’evoluzione di comportamenti complessi, unici per i mammiferi, ma c’è di più. Gli scienziati hanno scoperto una relazione tra la superficie  della corteccia e l’intelligenza e i complessi comportamenti sociali esibiti da alcuni mammiferi. Nei gatti e nelle pecore è alta e negli scimpanzé, umani e delfini lo è ancora di più.

Il cervello è la parte del sistema nervoso centrale (SNC) che è contenuta nella cavità cranica. Comprende la corteccia cerebrale, il sistema limbico, i gangli della base, il talamo, l’ipotalamo e il cervelletto. Vediamo ora le parti che ci interessano e che ci aiutano a comprendere la paura nel gatto.

L’Amigdala: Centro dei Processi Emozionali

Ubicazione: parte del sistema limbico, alla fine dell’ippocampo
Funzione: Responsabile della risposta e memoria delle emozioni, in particolare della paura
L’amigdala è la ragione per cui temiamo cose al di fuori del nostro controllo…, è infatti il circuito di allarme del nostro corpo! Controlla, infatti,  il modo in cui reagiamo a determinati stimoli, o ad un evento che provoca un’emozione, che vediamo come potenzialmente minacciosa o pericolosa. Si tratta di due regioni nel cervello, a forma di mandorla, che controllano le risposte emotive basate su input provenienti da altre aree del cervello. La funzione più comune dell’amigdala consiste nel sintetizzare le risposte di paura dall’ambiente, come quando si sale  sulle montagne russe!!! Avete presente? 🙂 . Senza l’Amigdala non avremmo mai paura!

I gatti possiedono anche questa regione del cervello responsabile delle reazioni emotive, come, appunto, la paura. Per un gatto, una reazione di paura può manifestarsi quando, ad esempio, viene portato presso l’ambulatorio veterinario. In questo ambiente il gatto, attraverso la vista, gli odori e i suoni, percepisce delle minacce vere e proprie.

Il talamo e cortecce sensoriali: fonti di stimolazione emotiva

Il talamo funge da porta e riceve input sensoriali e motori dal corpo e riceve anche feedback dalla corteccia. Questo meccanismo di feedback può modulare la consapevolezza  degli input sensoriali e motori a seconda dell’attenzione e dello stato di eccitazione dell’animale. Il talamo aiuta a regolare la coscienza, l’eccitazione e gli stati di sonno. Le cortecce sensoriali, attraverso il talamo, inviano informazioni raccolte dagli organi sensoriali, all’amigdala. L’amigdala quindi avvia una reazione emotiva basata su questi stimoli (sensoriali). Facciamo un esempio, i tuoi occhi vedono che il tuo migliore amico sta camminando verso di te e sorride. Questo stimolo è percepito nella corteccia visiva, quindi il talamo decide di trasmettere queste informazioni alle altre parti del cervello, compresa l’amigdala. L’amigdala potremmo dire che esclama: “Che bello, ecco il mio migliore amico che arriva !” e di conseguenza hai una reazione emotiva positiva a ciò che hai visto.

In un gatto, invece, un  esempio potrebbe essere quando ti vede entrare dalla porta a fine giornata. Questa stimolazione sensoriale è interpretata dal suo amigdala, che manda endorfine (i cosiddetti ormoni felicità) in tutto il suo sistema, provocando le fusa che conosciamo benissimo!

L’ippocampo: la memoria innesca le emozioni

L’ippocampo memorizza ricordi a lungo termine, ed è anche responsabile della memoria della posizione di oggetti o persone. Non saremmo nemmeno in grado di ricordare dove abitiamo  senza l’ippocampo! Difatti, la malattia di Alzheimer che spesso causa la perdita di memoria, danneggia  questa zona del cervello. Non solo, però, l’ippocampo svolge un ruolo fondamentale nella formazione, organizzazione e conservazione di nuovi ricordi, ma collega anche determinate sensazioni ed emozioni a questi ricordi, come quelle che hai provato il giorno che ti sei sposato 🙂 e riceve informazioni direttamente dell’amigdala. Gli scienziati credono che questo sia il motivo per cui possiamo sentire delle forti emozioni  quando ricordiamo qualcosa in particolare.

Anche se i ricordi del gatto non sono memorizzati esattamente  come i nostri nei contenuti, comunque l’informazione proveniente dalla sua corteccia sensoriale attiva il ricordo nel suo ippocampo, che comunica con l’amigdala, che gli “farà provare” paura. Quando il gatto ricorda che l’ultima volta che è andato dal veterinario (associa i suoni, gli odori e ciò che vede) ha ricevuto una dolorosa iniezione, assocerà quindi il ricordo dell’iniezione dolorosa a quegli stimoli sensoriali e allo stato emotivo sperimentato, in questo caso, la paura o il dolore.

La corteccia prefrontale: scegliere la ragione sulla paura

La corteccia prefrontale dialoga con l’amigdala, quando viene suscitata una risposta di paura. L’amigdala nella pratica dice: “Abbi paura!” Quindi, la corteccia prefrontale si interroga: “È davvero qualcosa di cui aver paura?” In caso contrario, la corteccia prefrontale invia queste informazioni all’amigdala, che cessa la reazione di paura in modo da non farci sentire più spaventati. Se questo processo avviene più volte dallo stesso stimolo – per esempio, qualcuno arriva alle spalle e grida “BOO!” – alla fine la corteccia prefrontale “insegna” all’amigdala che non dovrebbe avere una reazione di paura davanti a  quello stimolo.

La corteccia prefrontale di un gatto non è sviluppata  quanto quella di un essere umano – ecco perché non può ragionare nella nostra stessa maniera. Tuttavia, il cervello di un gatto è in grado di insegnargli a non avere reazioni emotive alle cose che sono irrazionali. Ad esempio, se il gatto è spaventato dal rumore del campanello, alla fine, dopo averlo sentito ogni giorno, scoprirà che non le succede niente di male quando si sente quel rumore in particolare.

dott.ssa Ewa Princi 2019

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